Educazione stradale: far riflettere su consapevolezza del rischio, fatalità e imprudenza

23 Gennaio 2012
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Il tema della sicurezza stradale ed in particolare quello dei comportamenti non idonei che ognuno di noi adotta in qualità di utente della strada devono chiamare in causa, oltre al contesto normativo, quello culturale e valoriale.

 

Ogni giorno siamo infatti spettatori e/o protagonisti di gesti e azioni frutto di disattenzioni e non curanze talmente inspiegabili che non rimane che fare appello alla responsabilità e al buon senso dei singoli. Nel rispetto del dolore delle tante persone che hanno perso un proprio caro in queste circostanze o che hanno involontariamente causato a qualcuno la morte o un’invalidità grave, non serve approfondire la specificità dei singoli casi, quanto da tutti trarre la forza per concorrere ad individuare delle strategie e dei percorsi tesi a promuovere tra la gente, di ogni età, una maggiore cura nelle azioni quotidiane, ripetitive, e per far sì, che anche la più piccola imprudenza non aiuti la fatalità.

A questo fine, prima ancora di illustrare agli utenti della strada tecniche di guida o far loro approfondire norme e divieti, chi è impegnato in azioni di promozione della sicurezza stradale, forse è necessario che faccia il più possibile riflettere le persone su concetti quasi scontati che costituiscono le basi della sicurezza stradale e della convivenza civile.

La non curanza rispetto ai gesti che compiamo di consueto, la distrazione, l’egocentrismo di cui ormai quasi tutti sembriamo soffrire, sono fonte di rischio quanto l’eccesso di velocità, l’alcol, ed altri fattori. Chi va in strada deve essere invitato alla prudenza non solo in caso di condizioni atmosferiche non idonee, o se ha bevuto, o se ha sonno, o se deve percorrere una via notoriamente pericolosa: la prudenza deve essere sempre una compagna di viaggio. E’ lei che fa ricordare che, anche se ho un diritto è bene che mi accerti che chi me lo deve concedere me l’abbia concesso, o che mi fa discernere sull’opportunità o meno di adottare un’azione, o ancora, che mi fa cercare di prevedere possibili rischi tipici per le zone che percorro.

 

Aveva ragione il filosofo Ludwig Wittegenstein nel sostenere che “gli aspetti per noi più importanti delle cose sono nascosti dalla loro semplicità e quotidianità”. Questo vale, genericamente, sia per i gesti che intraprendiamo, che per i pericoli più frequenti nei quali inconsapevolmente incorriamo anche quando siamo in strada.

I rischi quotidiani sono molto semplici, ma vanno tenuti in alta considerazione. Basta uscire dallo sportello sbagliato di un auto per trovarsi in mezzo alla strada e rischiare di essere investiti, basta attraversare improvvisamente la carreggiata o farlo in un punto di poca visibilità per chi la percorre (magari in curva) per metterci e mettere in pericolo le persone. E ancora, basta distrarsi un secondo, quando si è alla guida, per cercare qualcosa o parlare con chi magari è seduto a fianco o dietro, per non accorgersi di un improvviso ostacolo che può presentarsi di fronte a noi. Tanti altri possono essere gli esempi, un casco correttamente allacciato ma troppo grande per chi lo indossa, macchine in doppia fila di genitori che accompagnano i propri figli a scuola, ma anche la possibilità concessa di precedenza agli utenti di piste ciclabili in prossimità di intersezioni, quando si sa che, purtroppo, il ciclista non sempre pone la dovuta attenzione alle intersezioni ed anzi, spesso sfreccia a una velocità tale che anche il più ligio automobilista può non accorgersi del suo arrivo…

E’ necessario fare simili e semplici esempi, illustrarli, ripeterli all’infinito: anche questo è un modo per promuovere la “Cultura della Sicurezza Stradale”.