L’importanza della testimonianza negli incidenti stradali. La polizia locale tra adeguamento delle competenze e nuovi strumenti di supporto informativo

27 Giugno 2012
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Questa brevissima riflessione scritta, che avrò modo di approfondire nei dettagli in successivi articoli, vuol mettere l’accento sull’importanza delle competenze psico sociali e tecnologiche al servizio degli operatori di polizia che si occupano delle acquisire le testimonianze degli incidenti stradali.

Molto spesso la testimonianza costituisce il più importante se non l’unico elemento di prova per ricostruire la dinamica di un sinistro stradale. Nel nostro sistema giudiziario l’assunzione della testimonianza è inizialmente operata dalla polizia, come previsto dagli articoli 350 e 351 c.p.p., anche se non si può parlare di vero e proprio interrogatorio ma di raccolta di informazioni all’interno della fase delle indagini preliminari, normalmente conosciuta come intervista investigativa.

La prima valutazione che deve essere fatta è sul ruolo che il testimone ha assunto nella dinamica dell’evento, dal punto di vista psicologico, lo stesso evento può essere vissuto in modo differente da parte di un testimone oculare rispetto a come lo può aver vissuto una vittima.

Tali differenze sono riconducibili a fattori oggettivi e soggettivi che influenzano le varie fasi, dall’acquisizione dell’informazione al momento dell’evento, alla ritenzione in memoria ed infine alla rievocazione dell’informazione stessa davanti alla polizia.

Una seconda valutazione da fare è in merito alla modalità con la quale la polizia giudiziaria procede all’acquisizione della testimonianza. Nel nostro paese non esistono delle linee guida per una modalità corretta di intervista investigativa, lasciando quindi alla capacità individuale del poliziotto ed alla sua sensibilità personale, la scelta relativa alla metodologia migliore da adottare. Spesso sono tralasciati aspetti importanti relativi alle testimonianze rilasciate alla polizia giudiziaria, quali la distanza del teste dal punto dove il fatto è accaduto, le condizioni ambientali sfavorevoli al momento del fatto, tali da compromettere una corretta visione dell’evento, oppure sottovalutare quanto il fatto possa essere accaduto troppo velocemente da poter essere percepito in modo corretto dal testimone.

Anche il comportamento verbale e non verbale dei poliziotti può assumere importanza durante l’acquisizione delle sommarie informazioni, il modo di porre le domande che a volte può essere troppo direttivo o addirittura intimidatorio, se non addirittura può contenere già la risposta al suo interno, l’atteggiamento, le smorfie ed i cenni che possono lanciare chiari messaggi al testimone guidando le risposte in una certa direzione oppure giocando sul grado di desiderabilità sociale che un cittadino può avere nei confronti di chi porta un’uniforme.

Una terza valutazione è sull’importanza di utilizzo di nuovi strumenti tecnologici a supporto dell’attività investigativa, compresi portali che raccolgono le informazioni inerenti testimoni e vittime di incidenti stradali.

 

La modalità più utilizzata dagli operatori non formati

Dopo molti anni di ricerche in questo settore, ho potuto appurare in linea con la letteratura scientifica, che la modalità maggiormente usata dai poliziotti che non hanno avuto una preparazione specifica nelle tecniche di assunzione della testimonianza, è quella definita intervista standard, ed è da considerarsi comunque la migliore modalità in assenza di competenze maggiori di tecniche di psicologia della testimonianza.

Tale tecnica procede in tre fasi:

1. Resoconto libero da parte del testimone di ciò che ha vissuto, con i suoi tempi e le sue

modalità espressive

2. Inizio delle fasi del recupero guidato, dapprima attraverso delle domande aperte, come ad

esempio: “si ricorda che tipo di veicolo era coinvolto?”

3. Domande chiuse su particolari utili per la ricostruzione del fatto sulla base di ciò che è

emerso nella fase delle domande aperte, come ad esempio: “si ricorda di che colore era

l’autovettura Ford Fiesta?”

L’influenza da parte del poliziotto nella fase del recupero del ricordo

Alcune ricerche (Loftus e Palmer 1964) hanno dimostrato quanto l’uso di parole anziché altre da parte dei poliziotti durante l’assunzione di una testimonianza possa influire sul ricordo del testimone alterandone il recupero.

L’esperimento più famoso riguarda la visione di un filmato di un incidente stradale a due gruppi, ponendo ad ognuno una domanda diversa sulla stima della velocità dei veicoli prima del sinistro, rispettivamente:

–          A quale velocità procedevano i veicoli prima di fracassarsi?

–          A quale velocità procedevano i veicoli prima di urtarsi?

I testimoni del filmato appartenenti al gruppo al quale era stata formulata la domanda che conteneva la parola “fracassarsi” anziché “urtarsi”, stimavano una velocità dei veicoli maggiore rispetto a quella stimata dagli appartenenti al secondo gruppo.

Sempre riguardo all’inquinamento del ricordo dei testimoni da parte dei poliziotti, un altro

esperimento riguardava sempre la visione di un filmato ad un gruppo di soggetti, nel quale

si vedeva un incidente stradale dove uno dei due veicoli non rispettava il segnale di dare la precedenza. La domanda che era posta era: “a quale velocità procedeva il veicolo prima di raggiungere il segnale di STOP?” Quasi tutti i partecipanti erano tratti in inganno da questa falsa informazione suggerita dall’intervistatore, tale fenomeno è conosciuto come post event misinformation effect, cioè l’effetto di un’informazione fuorviante fornita successivamente all’evento .

In un altro filmato si vedeva un’auto sfrecciare su una strada di campagna, dopo la visione si

chiedeva a due gruppi di controllo di ricostruire ciò che avevano visto formulando rispettivamente due domande diverse.

In una era introdotto un elemento inesistente, nella fattispecie un covone di fieno, nell’altra domanda al secondo gruppo l’elemento inesistente non era menzionato.

I risultati dimostravano che nel gruppo al quale era stata sottoposta la domanda con l’elemento inesistente molti avevano ricostruito ciò che avevano visto inserendo la descrizione di un covone.

E’ facile pensare quanto si possa influenzare il ricordo di un testimone di un incidente stradale, se ad esempio un operatore di polizia inserisce arbitrariamente all’interno della domanda un segnale stradale, con molta probabilità il testimone lo citerà nella sua versione con certezza, ma anche se il segnale in questione esiste nella realtà, questo non vuol dire che il testimone lo abbia percepito davvero.

A questo effetto deve essere aggiunto quello che in psicologia sociale è conosciuto come

compliance o compiacenza, cioè la tendenza a dire ciò che si ritiene che l’altro voglia sentir dire, questo effetto è molto probabile che si manifesti nel caso in cui un testimone si rapporti per la prima volta con un poliziotto che lo interroga.

Facciamo un esempio pratico, due poliziotti locali sul luogo di un incidente stradale procedono ad assumere a sommarie informazioni due testimoni, tenendoli a distanza tra loro.

Dopo aver ascoltato il primo si avvicinano al secondo testimone instaurando il seguente colloquio:

–          Poliziotto: Buongiorno, ci può raccontare ciò che ha visto?

–          Testimone:  Ero sul lato opposto della strada, ho sentito una frenata mi sono voltato ed ho visto le due macchine che si scontravano.

–          Poliziotto: Ha visto l’urto quindi. Quando la Renault Clio grigia è passata con il semaforo rosso, andava molto veloce secondo lei?

Questo è un esempio di una domanda che ha all’interno delle informazioni che il poliziotto ha acquisito dalla testimonianza precedente, da considerarsi quindi fuorviante.

 

Ma perché sono poste domande fuorvianti?

Uno dei motivi è che in circostanze normali, fuori dal contesto professionale, un operatore di polizia comunica con amici, familiari, sul lavoro ecc.. rispettando le stesse regole di conversazione che adottiamo tutti e che le conoscenze che ognuno di noi ha sono largamente condivise.

Per esempio, una normale conversazione tra familiari potrebbe essere “E’ stata Elena a suonare il campanello?” dando per scontato che chi ascolta sappia chi è Elena e che la stessa potrebbe essere di ritorno a casa.

Nel caso di assunzione di una testimonianza la conversazione dovrebbe seguire una modalità diversa, come per esempio:

–          Poliziotto: Mi racconti che cosa è successo quando si trovava in casa.

–          Teste: Alle otto di sera ho sentito suonare il campanello e sono andato ad aprire la porta.

–          Poliziotto. Mi può dire chi ha trovato una volta che ha aperto la porta?

–          Teste: Quando ho aperto la porta ho trovato sulla soglia mia sorella Elena.

L’altro aspetto che spesso può portare un investigatore a porre delle domande fuorvianti è legato alla tendenza spontanea a confermare le proprie ipotesi.

Ad esempio: I romeni rubano, su di un autobus è avvenuto un borseggio, sull’autobus c’era un romeno, il ladro è il romeno.

Può quindi capitare che il poliziotto durante l’assunzione della testimonianza vada a cercare, più o meno inconsapevolmente, la conferma della sua ipotesi nelle domande, come ad esempio:

 

–          Poliziotto: Signora, ha per caso notato se il cittadino romeno si trovava accanto alla vittima?

–          Ha notato se lo stesso abbia fatto dei gesti sospetti?

L’importanza del contesto ambientale nel recupero del ricordo

E’ dimostrata l’importanza del contesto ambientale e situazionale nel recupero del ricordo, infatti se la fase del recupero attraverso l’intervista avviene in un contesto ambientale simile a quello dove è avvenuto l’evento o addirittura nello stesso luogo dove il testimone ha assistito all’incidente, la performance nel recupero del ricordo da parte del soggetto migliora notevolmente.

E’ consigliabile quindi, per agevolare la fase del recupero dell’informazione, acquisire le sommarie informazioni nello stesso luogo dove è avvenuto il fatto, lasciando che lo stesso orienti se stesso in quel contesto ambientale. Nel caso in cui questo non sia possibile, come ad esempio l’assunzione presso gli uffici di polizia, è consigliabile chiedere al testimone di ricostruire mentalmente il momento ed il luogo dove ha assistito all’evento (Smith S.M. 1979).

Tale condizione può essere agevolata, mostrando delle foto del luogo senza che le stesse contengano dei dettagli importanti quali, ad esempio nel caso di incidenti stradali, i veicoli coinvolti o le tracce del sinistro.

Nel caso però di assunzione delle informazioni testimoniali presso gli uffici di polizia bisogna tener conto dell’importanza del setting entro il quale questo avviene.

Il contesto di un ufficio di polizia espone il testimone ad almeno tre tipologie ansiogene:

Stress generato dall’ufficio di polizia in quanto contesto non familiare spesso austero e poco

ospitale.

Stress generato dall’isolamento del soggetto anche se temporaneo, in un ufficio di polizia.

Stress generato dalla percezione di sottomissione ad un’autorità di polizia.

Queste variabili devono essere conosciute e tenute presenti dall’investigatore in quanto, come abbiamo visto, possono provocare delle distorsioni della testimonianza, quali la compiacenza nelle risposte, oppure eccessivo nervosismo del testimone che può essere tradotto erroneamente come un segnale di menzogna o inganno.

Ma quali sono le tecniche d’intervista investigativa degli adulti, utilizzate dalla polizia?

Come abbiamo visto gli operatori di polizia che non hanno avuto una formazione specifica nelle tecniche della psicologia della testimonianza, utilizzano per lo più l’intervista standard sulla base della loro sensibilità ed esperienza acquisita.

Abbiamo però visto che spesso la conduzione non corretta di un intervista investigativa da parte di un poliziotto anche utilizzando l’intervista standard, può provocare delle alterazioni del ricordo.

Gli operatori di polizia, al fine di riuscire ad agire sull’unica fase possibile del ricordo, cioè la rievocazione, devono proporsi essenzialmente due finalità:

1. Non alterare, inquinare o danneggiare la traccia del ricordo.

2. Agevolare la fase del recupero dell’informazione al fine di rievocare il maggior numero di informazioni.

Bisogna tener presente che un’informazione non ricordata non è necessariamente un’informazione perduta, deve essere semplicemente cercata attraverso un altro percorso.

Per questo motivo un gruppo di psicologi sociali dell’Università della Florida e dell’Università della California (Geiselman e Fisher 1985 e 1992), elaborarono una tecnica d’intervista investigativa che chiamarono intervista cognitiva (IC), ma di questo parleremo in un articolo successivo.

Un esempio di nuova tecnologia web che mette in contatto vittime e testimoni di incidenti stradali.

A supporto delle nuove competenze che ogni operatore di polizia dovrebbe avere nel campo della psicologia della testimonianza, sono altrettanto utili i nuovi strumenti informativi che la tecnologia mette a disposizione.

In questo contesto risulta interessante segnalare il progetto www.vittimaetestimone.com, un portale al servizio delle Istituzioni e della comunità nell’ individuazione di testimoni di incidenti stradali.

Chi di voi non ha mai visto volantini attaccati sui semafori dove è specificata la volontà di trovare testimoni degli incidenti?

Ogni anno, soltanto in Italia, ci sono 250.000 vittime di incidenti stradali di cui 50.000 rimangono senza un giusto risarcimento per il danno ricevuto per mancanza di testimonianze significative.

Ma questo non accade solo in Italia: l’incidente automobilistico è troppo spesso un evento dal quale se possibile molti tentano di fuggire, per l’infinita serie di implicazioni complesse che comporta.

Da qui l’esigenza da parte non solo delle vittime, ma di tutti i soggetti interessati, di individuare ed entrare in possesso di una documentazione quanto più dettagliata dell’accaduto

Nato da un’idea di un gruppo di giovani fiorentini, questo portale web, unico nel suo genere a livello mondiale, può mettere in contatto le vittime ed i testimoni di incidenti stradali semplicemente digitando data, luogo ed ora.

Il sito è completamente gratuito e i due link, italiano ed inglese (www.victimandwitness.com), lavorano in maniera parallela e simultanea su di un unico server di modo da coprire ogni angolo della terra

Dopo una semplice registrazione si può avviare una ricerca dell’incidente o l’immissione di un nuovo evento, specificando dapprima se si è vittime o testimoni dell’incidente che si sta cercando o inserendo.

Al resto provvederà il sistema che fornirà un elenco dettagliato degli eventi, qualora fossero presenti nel database, o fornirà una pagina per inserire l’evento ex novo. Nel caso in cui ci fossero eventi già registrati e si volesse contattare l’utente in questione (che rimane sempre completamente anonimo), il programma provvederà a scambiare automaticamente l’indirizzo e – mail fra gli utenti in considerazione.

Il funzionamento è semplice, lo strumento è in grado di monitorare non solo dati fondamentali dell’incidente identificabili con semplicità e immediatezza con la localizzazione (luogo, frequenza), ma anche di determinarne le principali cause: valore aggiunto nell’impegno dell’Unione europea di dimezzare il numero di vittime della strada a livello comunitario, grazie ad un’azione integrata che tenga conto sia della dimensione umana sia di quella tecnica e volta a rendere più sicura la rete stradale.

Lo scopo del sito, inoltre, è quello di dare una speranza a quelle persone, che, per molteplici situazioni, si trovano a dover affrontare dei problemi solo perché non riescono a trovare sul momento testimonianze significative.