Speed Check illegali? Non è detto

22 Novembre 2013
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Si è letto sulla stampa di alcune iniziative tendenti a dimostrare la pericolosità o, addirittura, l’illegalità dei cosidetti Speed Check. Ci si consenta il termine senza voler con questo escludere nessuna azienda, ma come oggi la parola “velox” non individua più nel linguaggio corrente una marca ma uno strumento, così come l’aspirina non individua una determina casa farmaceutica ma un medicinale di varie marche, allo stesso modo faremo con “Speed Check” con l’avvertenza che le osservazioni di seguito riportate avranno valenza per tutte le attrezzature simili.
Ma queste attrezzature sono illegali? Assolutamente no! Attenzione però: l’utilizzo ed installazione è legittimato dall’utilizzo, pur a rotazione, di “velox” omologato.
Si rendono necessaria alcune considerazioni.
Normalmente queste attrezzature sono posizionate in strade (abitato) dove non è possibile installare una postazione “fissa” per il controllo della velocità: è evidente pertanto che l’ente che installa tale attrezzatura, oltre ad assicurare un utilizzo a rotazione del “velox”, deve fare in modo che quando si controlla la velocità la postazione sia presidiata da agenti con qualifica di polizia stradale.
Si parla poi del pericolo che questi “aggeggi” possono creare negli utenti della strada. Di questo certamente dovrà tenere conto l’ente che li installa, ma non perchè si tratta di “Speed Check”, semplicemente perchè tali accorgimentri dovranno essere adottati anche per panchine, fontane, alberi, cartellonistica in genere.
Quando poi alla presunta “paura” di essere sanzionati, pur provando profondo rispetto per le vittime della strada, è evidente che questa non può essere invocata come giustificazione per non controllare la velocità (allora non si potrebbero mettere nemmeno le pattuglie sulle strada, caso mai un conducente timoroso frenasse improvvisamente).
Si è letto anche di presunte responsabilità penali a fronte delle lesioni patite da chi, automobilista o motociclista, ha subito lesioni andando a sbattare contro un “congegno” non previsto dalla legge. Se l’ente ha correttamente valutato il posizionamento di quello che sempre più spesso viene definito come “arredo urbano”, è difficile ipotizzare una responsabilità penale (al limite quella contabile, se la spesa non risulta giustificata: questo è infatti l’unico, e troppo sottovalutato, rischio). Se così non fosse, allora, a titolo di esempio, l’automobilista che non rispetta il rosso semaforico e subisce lesioni andando a sbattare contro il clandestino che è transitato col verde, potrebbe forse chidere un risarcimento perchè il clandestino non deva esserci?