Appena pubblicato il decreto legge 16 maggio 2020, n. 33. Il 18 maggio inizia la Fase 3. Prime osservazioni.

Giuseppe Carmagnini 16 Maggio 2020
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Ormai siamo costretti a rincorrere le più improbabili bozze che girano tra gli addetti ai lavori, per cercare di arrivare preparati all’appuntamentodell’applicazione di norme sempre più scoordinate e di difficile comprensione. Mi scuseranno i lettori di qualche piccolo cedimento ed imprecisione, ma non è semplice uscire con un primo commento contestualmente alla pubblicazione di norme così incerte; resta una necessità essere tempestivi, anche perchélunedì ci confronteremo con la nuova realtà della Fase 3.

Come si era anticipato, con la fine della Fase 2 è terminata, con il 17 maggio 2020;pare terminata per il momento anche l’era dei DPCM per governare l’emergenza e si è passati direttamente a un decreto legge con funzione di norma quadro, con rinvio, nella maggior parte dei casi,alla legislazione regionale, salvo alcuni limitati aspetti prescrittivi che continuano ad essere disciplinati a livello nazionale.

Il decreto legge 16 maggio 2020, n. 33, appena pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.125 del 16 maggio 2020, non brilla per chiarezza. Certo che oggi erano disponibili gli strumenti per dare organicità a una disciplina che si è mossa sull’onda delle emergenze, con provvedimenti abbozzati e di scarsa coerenza, esarebbe stataauspicabile una maggiore chiarezza in un decreto composto da soli 4 articoli, di cui solo due contenenti disposizioni rilevanti. Tanto non è e dobbiamo ormai farciuna ragione delfatto che il virus abbia pesantemente offuscatoanche lacapacità di scrivere poche righe, semplici e senza ridondanti richiami e rinvii, senza contare che adesso ci dobbiamo aspettare gli interventi, spesso scomposti, delle Regioni.

 

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