Uno dei motivi di ricorso presentati riguarda la supposta continuità della violazione, riconosciuta dal giudice d’appello erroneamente, almeno secondo il parere della difesa.
Resistenza a pubblico ufficiale: anche in presenza di più agenti, il reato è unico
Proprio il motivo succitato viene accolto dai giudici e porta a una revisione della pena. Come si legge in Sentenza:
“in tema di resistenza a pubblico ufficiale, integra un unico reato, e non una pluralità di reati avvinti dalla continuazione, la violenza o la minaccia posta in essere nel medesimo contesto fattuale”.
Il bene leso riguarda infatti l’atto della Pubblica Amministrazione che viene interrotto e non il numero di persone aggredite o coinvolte nel fatto. In questo caso l’azione resistiva è stata posta in essere in un contesto unico e in opposizione a un unico atto (il riconoscimento dell’imputato da parte degli agenti).
La resistenza a pubblico ufficiale sfocia in violenza? Si applicano anche le norme a difesa dell’integrità fisica
Per questa ragione i giudici decidono per la diminuzione della pena, pur integrando un elemento aggiuntivo: qualora la resistenza dovesse sfociare nella violenza fisica o nella minaccia verso i pubblici ufficiali coinvolti, anche con finalità diverse dall’interruzione dell’atto in svolgimento, sono da applicarsi, oltre all’art. 377 C.P., le norme poste a difesa dell’integrità fisica dell’individuo.
Consulta la Sentenza Corte di Cassazione n.4123 del 27.1.2017
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