Videosorveglianza urbana: la circolare di attuazione

Circolare Ministero dell’Interno 7 aprile 2025

15 Aprile 2025
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Il Ministero dell’Interno ha pubblicato la circolare 7 aprile 2025 che illustra le nuove regole per accedere ai 24,5 milioni di euro destinati all’installazione di sistemi di videosorveglianza, nell’ambito dei Patti per la sicurezza urbana.
Tra le novità rilevanti:
• esclusi i Comuni già finanziati dal 2021 al 2023
• nuovi requisiti stringenti per accedere ai fondi
• risorse dedicate al Comune di Caivano
• obbligo di coprire i costi di manutenzione per almeno cinque anni.
I progetti dovranno essere approvati dai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica e presentati entro il 26 luglio 2025.

Una strategia nazionale per la sicurezza urbana


Con la circolare del 7 aprile 2025, il Ministero dell’Interno dà piena attuazione al decreto interministeriale del 27 dicembre 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 28 marzo scorso. Si tratta di un passaggio operativo chiave nell’ambito della strategia di prevenzione e contrasto della criminalità diffusa e predatoria, già delineata dal decreto-legge n. 14/2017 e successivamente integrata.

Videosorveglianza urbana: il nuovo decreto del ministero dell’interno

Il cuore dell’iniziativa è rappresentato dai Patti per l’attuazione della sicurezza urbana, sottoscritti tra Prefetto e Sindaco, nei quali l’installazione di impianti di videosorveglianza deve essere individuata come obiettivo prioritario. In tale cornice, vengono ora messi a disposizione 24,5 milioni di euro per finanziare nuovi sistemi di sorveglianza territoriale, con un processo di selezione più rigoroso rispetto agli anni precedenti e con criteri di priorità ben definiti.

Il rafforzamento della videosorveglianza è visto come strumento strategico non solo per migliorare la sicurezza percepita, ma anche per contrastare fenomeni di degrado urbano, recuperare spazi pubblici e favorire la coesione sociale.

Nuovi criteri di selezione: chi può partecipare (e chi no)


Tra le principali novità introdotte dal decreto, vi è l’esclusione automatica dei Comuni che hanno già ricevuto finanziamenti nei tre anni precedenti (2021-2023), per garantire una distribuzione più equa delle risorse e incentivare l’accesso ai fondi da parte di realtà finora escluse.

Altra esclusione rilevante riguarda i Comuni, le Unioni e le Associazioni di Comuni del Trentino-Alto Adige, regione autonoma con disciplina propria in materia di sicurezza e ordine pubblico.

Viene inoltre riservata una quota minima di 100.000 euro al Comune di Caivano, simbolo delle recenti politiche di contrasto alla criminalità e del degrado urbano: un segnale chiaro, frutto anche delle tensioni sociali e degli interventi straordinari dell’ultimo anno, culminati con l’intervento del governo nella “zona rossa”.

Per accedere ai finanziamenti, i Comuni devono:

• Avere sottoscritto un patto per la sicurezza urbana vigente;
• Dimostrare che la videosorveglianza è uno degli obiettivi prioritari;
• Far approvare il progetto in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica;
• Impegnarsi a garantire la manutenzione degli impianti per almeno cinque anni con fondi propri iscritti a bilancio.

Non sono ammessi finanziamenti per la sola sostituzione o manutenzione di impianti già esistenti.

Procedure, scadenze e valutazione dei progetti


Il termine per la presentazione delle richieste è fissato a 90 giorni dalla pubblicazione del decreto, dunque entro il 26 luglio 2025. Le domande vanno trasmesse alla Prefettura territorialmente competente, che dovrà, entro 30 giorni, inoltrarle al Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Ogni richiesta dovrà essere corredata da una relazione prefettizia, che attesti la sussistenza dei requisiti e indichi l’indice di delittuosità del Comune, riferito alle categorie di reato previste dalle “Linee generali della sicurezza integrata” del 2018. È un criterio chiave per stabilire le priorità di intervento.

I progetti saranno valutati da una Commissione apposita, costituita presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che definirà una graduatoria nazionale sulla base dei criteri previsti all’articolo 6 del decreto. Non si tratta solo di un adempimento burocratico: la relazione prefettizia e la documentazione tecnica devono dimostrare la coerenza tra il progetto e il livello di rischio criminale effettivo.

Viene inoltre messo a disposizione uno schema di Patto per la sicurezza urbana condiviso con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il cui utilizzo esonera i Comuni dal dover richiedere ulteriori nulla osta, velocizzando l’iter di approvazione e riducendo i margini di errore formale.

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