Linguaggio e comunicazione

4 Agosto 2014
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La comunicazione va vista in una prospettiva di interazione sociale, interpersonale e non solo individuale. La comunicazione è fatta di comportamenti intenzionali attraverso un codice condiviso, che un soggetto usa per tradurre il suo mondo interno e trasmetterlo ad un altro soggetto che lo recepisce e lo decodifica. Ci sono anche comportamenti non intenzionali che vengono percepiti: l’interazione comincia prima della comunicazione vera e propria, tutti i comportamenti che si realizzano tra le persone hanno funzione comunicativa, anche se non sono rappresentati da codici condivisi. Non si può non comunicare, anche stando in silenzio si comunica qualcosa. Va ricordato che il contesto sociale influenza la comunicazione.

 

E’ importante il contesto cioè l’ambito entro il quale avviene la comunicazione e  partecipa a determinare il significato dei comportamenti comunicativi; a sua volta è determinato da una dimensione fisica (dove), da una dimensione sociale (tipo di relazione) e da una dimensione temporale (cosa succederà dopo).

 

Se i significati che l’emittente ha voluto trasmettere attraverso i suoi comportamenti, sono gli stessi che vengono percepiti dal ricevente, significa che la comunicazione è stata efficace.

Ogni individuo continuamente invia informazioni sia di tipo statico, cioè legate all’aspetto della persona, a caratteristiche biologiche e caratteristiche modificabili; sia dinamiche, cioè legate al comportamento della persona.

Tutte queste informazioni passano attraverso un filtro selettivo, costituendo la prima impressione, che è caratterizzata da inferenze e attribuzioni.

La percezione è selettiva, ossia le informazioni che provengono dall’interlocutore sono selezionate in relazione a due fattori: caratteristiche dell’informazione e caratteristiche del percettore.

Le inferenze che ne risultano sono frutto dell’elaborazione della mente del percettore, non della realtà oggettiva. La prima impressione condiziona il filtro selettivo per le successive informazioni, perché l’essere umano preferisce le conferme alle disconferme.

Le aspettative condizionano i nostri comportamenti: non solo ci aspettiamo che l’altro si comporti come crediamo si debba comportare, ma ci comportiamo in modo che lo faccia. Le aspettative condizionano la nostra interpretazione attraverso categorizzazioni, cioè tendiamo a classificare la realtà, e stereotipi, cioè forme di conoscenza iper-semplificata che facilitano la lettura del mondo ma ciò solo apparentemente.

Con effetto alone si intende ciò che  attribuiamo all’altro, sulla base delle nostre conoscenze, quello che si percepisce e quello che si ritiene debba esserci intorno a quello che vediamo.

 

Con effetto Pigmalione (o profezia che si auto avvera), si intende che ci comportiamo in modo da favorire negli altri i comportamenti che rispondono alle nostre aspettative.

Ognuno vive esperienze quotidiane di comunicazione in cui è sia emittente che ricevente. Nel ruolo di emittente, si dispone di un repertorio di segnali con componente verbale e non verbale quali intonazione e paralinguistica (fenomeni temporali, vocalizzazione) ed elementi cinesici (mimica facciale, sguardo, posizione del corpo, movimenti del capo, gesti).

La specie umana dispone di un linguaggio simbolico, comune ad altre specie animali, ma solo l’essere umano dispone di un linguaggio verbale poiché ha un apparato fonico articolato.

Il linguaggio verbale è stato studiato molto prima del linguaggio non verbale, ritenuto elemento non distintivo della specie umana. Il linguaggio verbale è prodotto da convenzioni socio culturali. Parlare implica l’uso del vocabolario e di regole grammaticali, ma anche l’utilizzo di altri sistemi comunicativi: ritmi, gesti, tono, volume, silenzi e anche il contesto assume una notevole importanza.