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Italia Oggi
16 Marzo 2020
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– Italia Oggi – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

I bar di Brescia erano già chiusi. Tutto il giorno. Un provvedimento adottato con un paio di giorni d’anticipo rispetto alle ulteriori restrizioni imposte dal premier Giuseppe Conte per arginare l’epidemia del coronavirus. Lunedì, con l’hashtag #chiusiperbrescia, oltre 70 gestori dei locali della città lombarda, considerando inefficace la precedente limitazione di apertura dalle 6 alle 18, si sono accordati per mettersi in quarantena volontaria sino a data da destinarsi. Secondo un principio chiaro: «Prima la salute». Lo stesso che il capo del governo, in materia di esercizi pubblici, ha adottato mercoledì sera. Quando i bar bresciani esponevano già i cartelli di sospensione dell’attività sulle saracinesche abbassate. Anche a Brescia, seconda provincia in Italia per numero di contagi da Covid-19 dopo Bergamo, si sono moltiplicati gli inviti a restare a casa. E i titolari dei bar, per tutelare clienti e dipendenti, hanno agito di conseguenza. Mentre il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontan a, sollecitava l’esecutivo giallorosso a prendere misure più stringenti, i baristi bresciani hanno preso personalmente l’iniziativa. E hanno deciso di spegnere definitivamente la macchina del caffè nonostante non ci fosse ancora alcun veto uffi ciale in merito. «Dopo giorni di confronti continui siamo arrivati alla decisione di chiudere le nostre attività, compresi i bar e i ristoranti cui è stato concesso di tenere aperto dalle 6 alle 18», si leggeva in una nota congiunta. «Ci aspettavamo un’ordinanza che ce lo imponesse, perché vi lasciamo immaginare le conseguenze economiche di questa decisione. Tuttavia, vista la gravità della situazione, riteniamo doveroso fare la nostra parte chiudendo autonomamente, dando il nostro apporto affi nché non si sovraccarichi il sistema sanitario». «Riteniamo sia il momento delle responsabilità condivise e delle decisioni prese in comune», proseguivano i gestori dei locali pubblici. «Vi invitiamo pertanto a seguire il nostro esempio, limitando al massimo i vostri spostamenti e contribuendo come società coesa a uscire da questa crisi». Un’iniziativa spontanea che ha ricevuto il plauso del sindaco Pd di Brescia, Emilio Del Bono: «Brescia vi è grata e non mancherà di sostenervi anche economicamente». Un’autosospensione che di fatto ha anticipato l’ultima stretta di Conte per limitare i contagi. I baristi bresciani, tramite i socia l, hanno giustifi cato la loro presa di posizione singolarmente. «Non ce la sentiamo di aprire e servirvi la colazione o l’aperitivo facendo fi nta di niente», spiegano su Instagram i gestori di un locale dell’hinterland. «Avremmo gli spazi per tenere aperto garantendovi le distanze di sicurezza, ma non ce la sentiamo di mettere in pericolo la vostra salute, la nostra e quella dei nostri collaboratori, che lavorano dietro al banco o in cucina. Dunque, anche se ci aspetta un mese di apnea, considerato che dal bar dipendono gli stipendi della nostra e di altre famiglie, abbiamo deciso di tenere chiuso». Altri, invece, si sono limitati a poche righe di precisazione esposte fuori dal bar. «A seguito delle recenti disposizioni, questo esercizio rimarrà chiuso al fine di tutelare la salute delle persone». Le stesse cose che Conte, con qualche giorno di ritardo rispetto ai baristi bresciani, ha comunicato in diretta sui social.