Lo smart working fa bene. L’Inps vi ha fatto ricorso, nel periodo marzo-agosto, per il 93% circa dei dipendenti. E ciò ha permesso una consistente riduzione delle assenze dal servizio, grazie alla migliore conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Tra gennaio e agosto 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, sono ridotte le assenze per malattia, infortuni, convalescenza post-ricovero, congedi parentali e malattia fi gli, ferie ed ex festività, permessi. Ed è aumentata anche la produttività: circa il 30% nello stesso periodo a conforto tra il 2020 e il 2019. Anche i lavoratori si dicono soddisfatti: tra coloro che hanno rispetto alla rilevazione dell’Inps (41% degli intervistati), il 44% ritiene che questa modalità lavorativa abbia migliorato effi cacia e produttività del propria lavoro; un terzo, invece, accusa di avere sperimentato frustrazione. La possibilità di adottare più semplicemente lo smart working (c.d. «lavoro agile») è stata una delle prime misure adottate dal governo con l’emergere dei primi casi di Covid. In particolare, a marzo è stato disposto che il lavoro agile dovesse essere (almeno temporaneamente) la modalità ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative nella pubblica amministrazione. L’Inps si è adeguato, assicurando tale modalità di svolgimento del lavoro a tutto il personale, circa 28 mila dipendenti. La presenza negli uffi ci è stata limitata al massimo, autorizzando l’accesso soltanto ai dipendenti incaricati di assicurare le attività indifferibili da rendere in presenza. A marzo, il 90,53% dei dipendenti ha svolto l’attività lavorativa in smart working. La percentuale è andata via via aumentando fi no a raggiungere ad agosto il 93,73%. La media del periodo marzo-agosto è stata 92,86%. L’Inps ha svolto una rilevazione sui propri dipendenti, con un elevato tasso di successo (tasso di risposta al 41%): il 44% dei lavoratori ritiene che questa modalità lavorativa abbia migliorato effi cacia e produttività della propria prestazione; contestualmente un terzo degli intervistati dice di avere sperimentato frustrazione da questa esperienza. Il ricorso al lavoro agile ha permesso una consistente riduzione delle assenze dal servizio, grazie a una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Messi a confronto i dati del 2020 con quelli del 2019, per lo stesso periodo 1° gennaio – 31 agosto, risulta una riduzione considerevole delle assenze per malattia, infortuni, convalescenza post-ricovero, congedi parentali e per malattia dei fi gli, ferie, ex festività, permessi. Sono, invece, aumentati i ricoveri ospedalieri, i congedi obbligatori di maternità/paternità e le assenze per volontariato. Anche la produttività sembra benefi ciare dello smart working: un incremento del 30%, nello stesso periodo gennaio-agosto, tra il 2020 e il 2019. Dal 15 settembre l’Inps ha dato avvio a una nuova fase dell’organizzazione del lavoro, la quale presuppone una pianifi cazione mensile delle presenze con un meccanismo di rotazione tale da assicurare l’adesione allo smart working su base volontaria, in misura massima di due giornate a settimana.
Lo smart working fa bene: la produttività aumenta del 30%
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