In data 18 luglio 2017 il Ministro dell’Interno ha emesso una circolare a commento del d.l. 14 20 febbraio 2017, n. 14, «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città.» così come convertito, con modificazioni, in legge 18 aprile 2017, n. 48; la circolare, pur fornendo alcuni chiarimenti, purtroppo glissa su alcuni aspetti sui quali ci si sarebbe invece aspettata molta chiarezza.
È da notare innanzitutto come la circolare non sia indirizzata ai Comuni che peraltro sono i soggetti maggiormente interessati, ma sia indirizzata all’ANCI che è solo una associazione, importante quanto si vuole, ma non rappresentativa di tutti i Comuni italiani (alcuni infatti non sono iscritti).
Questa scarsa considerazione formale nei confronti degli enti locali sembra figlia di quella costante dicotomica fra sicurezza con la “S” maiuscola (della quale si occupa lo Stato) e sicurezza con la “s” minuscola della quale si devono occupare i Comuni tramite le polizie municipali, costante che ha da sempre accompagnato tanto i provvedimenti normativi quanto le conseguenti circolari applicative, malgrado alcuni timidi cenni di apertura alla modernità.
La circolare (nove pagine) è costituita da 10 punti il primo dei quali è la premessa, nella quale si accenna al concetto che la risposta ai fenomeni che mettono a rischio la sicurezza urbana, e che sono il frutto di una serie di concause, deve essere incentrata sulla rimozione di quei fattori e condizioni suscettibili di trasformarsi in terreno di incubazione di fenomeni di criminalità comune o organizzata; lascia perplessi l’affermazione che «le manifestazioni delinquenziali o i comportamenti devianti rappresentano, spesso, uno degli ultimi “anelli della catena”», sinceramente un’interpretazione di eccessivo stampo buonista e caritatevole, degna più di un’autorità ecclesiastica che di un Ministro dell’Interno.
(continua…)
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