Il Fentanyl, derivato della classe dei fenilpiperidinici, rappresenta oggi uno degli oppiacei sintetici più potenti disponibili nella farmacopea moderna, con un’affinità per i recettori μ-oppioidi che supera in modo esponenziale quella di eroina e morfina e con una lipofilia che ne consente un rapido attraversamento della barriera emato-encefalica, dando luogo a un effetto analgesico immediato, ma anche a una repentina depressione del centro del respiro. Il farmaco è impiegato legittimamente esclusivamente in ambito medico, soprattutto nella terapia del dolore oncologico avanzato e nell’induzione dell’anestesia, attraverso formulazioni come cerotti transdermici, fiale, compresse sublinguali e spray mucosali, tutte rigorosamente sottoposte a prescrizione specialistica non ripetibile, ai sensi del d.P.R. 309/1990 e della normativa di settore; la stessa Direttiva n. 20/2025 della Procura di Parma sottolinea come non sia in alcun modo reperibile legalmente al di fuori del circuito ospedaliero-terapeutico.
Sul piano tossicologico, la rapidità d’azione, l’elevata potenza e la possibilità che le concentrazioni ematiche letali vengano raggiunte anche con microgrammi, rendono il Fentanyl una sostanza ad altissimo rischio, soprattutto per gli operatori che possono venire in contatto accidentale con polveri o aerosol contaminati, richiedendo l’uso di DPI e protocolli operativi estremamente rigorosi. L’esperienza internazionale, in particolare quella statunitense, ha dimostrato come la diffusione clandestina del Fentanyl e dei suoi analoghi — spesso prodotti in laboratori non qualificati, anche a partire da precursori disponibili sul mercato internazionale — possa trasformarsi in una crisi sanitaria e criminale di proporzioni estese, con un mercato illecito in cui un grammo di sostanza può essere frazionato in migliaia di dosi, generando margini di profitto che superano di gran lunga quelli degli oppiacei tradizionali; tale fenomeno, come richiamato anche dalla Procura di Parma, costituisce motivo di particolare allerta per le forze investigative, in quanto sta prendendo campo anche in Italia, seppure al momento in zone e comunità circoscritte.
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Vademecum per l’operatore di polizia
Lo scopo di questa guida è quello di fornire all’operatore di polizia, a qualunque organo appartenga, un “vademecum” pratico-operativo nel quale vengono trattati i casi più significativi e ricorrenti che si possono verificare nello svolgimento del proprio lavoro quotidiano.L’analisi degli oltre 40 casi pratici trattati nel volume è così strutturata:• il quadro normativo di riferimento;• la procedura operativa;• gli accorgimenti da seguire;• i rischi e le tutele per l’operatore di polizia.I casi individuati sono accomunati dal fatto che l’operatore di polizia, se non è in grado di padroneggiare adeguatamente la procedura operativa e se non adotta determinati accorgimenti, può vedersi addossate responsabilità di vario tipo (penale, civile, amministrativo) con esiti anche gravi a suo carico. Va infatti tenuto conto del fatto che casi apparentemente semplici dal punto di vista del quadro normativo e delle attività formali possono degenerare in situazioni complesse da gestire.L’opera, pertanto, rappresenta un utilissimo strumento di lavoro che guida, supporta, fornisce consigli e consente di evitare conseguenze negative. Una sezione del volume è infatti appositamente dedicata ai rischi che corre l’operatore di polizia, ai reati di cui può essere accusato, al procedimento disciplinare e alle possibili tutele. Sergio BedessiGià comandante di Polizia Locale in varie città italiane, Presidente del Centro Documentazione Sicurezza Urbana e Polizia Locale (CEDUS), autore di libri e articoli in materia di sicurezza e polizia locale, docente in corsi di formazione anche universitari.
Sergio Bedessi | Maggioli Editore 2025
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